Elena Francalanci. "Il perché di una mostra"

OMAGGIO AL DAVANZATI - FIORI
Il perché di una mostra.

di Elena Francalanci

Palazzo Davanzati rappresenta ancora oggi uno dei più suggestivi esempi di abitazione signorile medievale. L’edificio, con le sue proporzioni allungate, conserva i caratteri delle antiche case torri, ma anticipa per altri versi soluzioni che saranno proprie dei palazzi nobiliari del Quattrocento.

Il palazzo, commissionato prima del 1349 dalla famiglia di banchieri dei Davizzi (tra le più importanti casate fiorentine almeno fino alla metà XV secolo), passò nel 1578 nelle mani dei Davanzati, ricca stirpe di mercanti cittadini, che per prima cosa posero in facciata il loro stemma col leone rampante, legando indissolubilmente il loro nome all’edificio. Dopo la morte dell’ultimo membro della famiglia, avvenuta nel 1838, il palazzo andò incontro ad un periodo di notevole degrado, evitando per un soffio la distruzione durante il riordinamento del centro cittadino portato avanti dopo la nomina di Firenze a capitale d’Italia (1865-1870) e che coinvolse molte delle abitazioni limitrofe.

L’edificio riconquistò tutta la propria importanza all’inizio del secolo scorso, quando fu acquistato da Elia Volpi, noto antiquario, restauratore e collezionista italiano, che prima promosse un importante restauro del palazzo e poi lo arredò in linea con il gusto della clientela angloamericana presente in quegli anni a Firenze, vero punto di riferimento del mercato antiquario.

Nel 1910 il Volpi inaugurò nell’edificio il Museo privato della Casa Fiorentina Antica; secondo il suo progetto, Palazzo Davanzati doveva diventare la sede simbolo dell’artigianato cittadino e anche per questo motivo vi chiamò a lavorare i più valenti artigiani della città, e soprattutto i pittori, capaci di eseguire copie perfette di affreschi medievali.

Sebbene gli arredi originali del Volpi siano stati venduti entro pochi anni dall’apertura del museo, non è andato perduto lo spirito da lui proposto e, a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso, il Palazzo è stato riaperto al pubblico ed allestito con oggetti provenienti dai depositi delle Gallerie fiorentine e con donazioni di privati, frutto di un artigianato di primo livello.

Nei diversi incontri avuti con Tano in questi mesi, mi sono convinta che non esiste probabilmente sede più adatta del Davanzati dove allestire una sua mostra.

Il maestro infatti è fermamente convinto che l’artista debba essere prima di tutto un artigiano; secondo il suo modo di pensare, dedicarsi all’esecuzione di un’opera d’arte non può prescindere da un’accurata ed approfondita conoscenza delle tecniche e dei materiali che si utilizzano. Come era consuetudine presso le antiche botteghe medievali,  Tano pone una particolare attenzione nella scelta delle materie che usa, partendo dai supporti fino ad arrivare ai colori, che prepara personalmente.

Alla luce di questo, appare dunque particolarmente suggestivo ed interessante mettere in relazione le opere dei più valenti artigiani del passato con quelle di Tano, artigiano moderno. Il visitatore che si aggira per le sale di Palazzo Davanzati compie un percorso a ritroso nel tempo tra arte e artigianato, del quale si conservano qui esposte le produzioni più belle.

E questo è stato il percorso che ha fatto anche Tano durante una delle sue prime visite al Palazzo; felicemente impressionato dal suggestivo ambiente, ha iniziato a concepire la mostra come un vero e proprio omaggio al Palazzo, alle sue decorazioni e a chi vi ha lavorato. Passando da una sala all’altra, il maestro, che originariamente aveva progettato una mostra incentrata esclusivamente su uno dei suoi temi più cari, i fiori, ha iniziato ad elaborare un processo creativo che si è concretizzato in questa esposizione, nella quale viene data una rilettura in chiave moderna di alcuni degli arredi che si incontrano nelle varie sale del Palazzo.

L’esibizione prende il titolo di Omaggio al Davanzati perché si tratta di un tributo che l’artista ha voluto fare al Museo, alla città di Firenze e al suo artigianato; la mostra si sviluppa nelle sale al piano terreno, affiancando, ma non invadendo, gli spazi museali dei piani superiori. Le opere di Tano trovano posto in maniera armonica negli ambienti proposti, quasi come ne costituissero parte dell’arredo.

Molte delle opere esposte sono state realizzate da Tano appositamente per Palazzo Davanzati; tra questi ricordo con piacere i bozzetti e l’albero in metallo che si trovano nella Loggia al piano terreno (tavv. 24-28), ambiente che prima della presa di potere da parte della famiglia Medici era luogo simbolo dell’oligarchia fiorentina. Gli alberi e gli uccellini realizzati da Tano dialogano in modo stretto sia con quelli degli affreschi antichi esposti alle pareti in questo ambiente e provenienti dalle case delle famiglie nobiliari vicine, distrutte nella seconda metà dell’Ottocento, sia con quelli della splendida sala dei Pavoni, ai piani superiori.

Il colloquio tra le opere di Tano e quelle del museo prosegue nel cortile centrale, attorno al quale si sviluppano i vari piani del Palazzo. Le piccole testine sobrie ed essenziali, plasmate in terracotta, che si trovano nelle vetrine (tavv. 39-40) costituiscono infatti un esplicito richiamo a quelle che si vedono su uno dei capitelli dei due pilastri ottagonali, che secondo la tradizione sono ritratti di membri della famiglia dei Davizzi. Oltre alle teste, Tano ha realizzato anche delle piccole scarpette in ceramica, dai colori vivaci, ispirandosi agli scaldini conservati nella Sala da giorno del secondo piano del Museo; questi ultimi, realizzati nel XVIII secolo da abili manifatture campane, presentano fantasiose decorazioni floreali e fregi, che Tano rielabora nel suo linguaggio peculiare (tavv. 33-38).

Il maestro non ha tralasciato neanche di rivolgere la sua attenzione alla ricca collezione di maioliche esposte nel museo, realizzando brocche e piatti in ceramica con belle decorazioni ispirate al Palazzo (tavv.41-46 e 52-57). Di notevole qualità e spessore, a parere di chi scrive, sono anche i piccoli orci in ceramica, realizzati da Tano ispirandosi ai seicenteschi vasi da farmacia riconducibili alla manifattura di Montelupo, che fanno mostra di sé nella suggestiva Sala dei Pappagalli al primo piano del Museo (fig. 47-49).

L’omaggio di Tano al Davanzati termina con due incisioni raffiguranti merletti (tavv. 59-60); il Museo infatti, dagli anni settanta dello scorso secolo è attento custode di una delle più importanti collezioni di merletti e ricami in Italia, che è possibile ammirare nelle sale del primo piano, incrementata incessantemente anche grazie a donazioni di privati. Accanto ai preziosi esemplari databili tra XVI e XX secolo, trovano posto anche le incisioni di Tano, che ne ripropongono, in una diversa tecnica, i delicati trafori.

Oltre agli oggetti pensati in relazione al palazzo, Tano espone nella saletta didattica anche una serie di bellissimi dipinti ed acquarelli raffiguranti Fiori (riguardo l’interesse dell’artista per questa tematica si veda il contributo di Marilena Pasquali in questo volume).

Il pittore nel corso degli ultimi venti anni, ha declinato questa tematica in molteplici forme e tecniche; in questa occasione offre ai fiorentini i frutti più belli di questa sua lunga ricerca, omaggiando ancora una volta la città che ospita la sua esibizione, il cui nome è etimologicamente legato al verbo florere, cioè fiorire.

Elena Francalanci